Author: Nicoletta Viali

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Nuov modelli di apprendimento per una formazione medica utile: tra l’evidence-based medicine e la real life con il Prof. Roberto Caporali

ottobre 5, 2022by Nicoletta VialiComunicazione

La definizione di David L. Sackett, che con Archibald Cochrane è stato uno dei ‘padri’ della EBM, è la seguente:

“l’integrazione delle migliori prove di efficacia clinica con l’esperienza e l’abilità del medico ed i valori del Paziente”.

L’Evidence Based Medicine (EBM), quindi, è la medicina basata sulle prove di efficacia. Permette al medico di integrare la propria esperienza sul campo, le migliori prove di efficacia clinica e le preferenze, secondo i propri valori, dei suoi pazienti.

Da quanto esposto, è chiaro che i concetti chiave della EBM, la ‘medicina fondata sulle prove’, sono tre:

  1. L’integrazione delle migliori ‘prove di efficacia clinica;
  2. L’esperienza e l’abilità del medico;
  3. I ‘valori del paziente’.

Il paziente, quindi, riveste un ruolo fondamentale e deve essere informato non solo sul perché gli vengono consigliati determinati esami e perché gli viene prescritta una certa cura. Il paziente, infatti, dev’essere edotto sul fatto che la cultura e la logica che stanno dietro alla sua terapia non sono casuali ma basano su dati di ricerca scientifica rigorosa applicati ad hoc, per ogni singola persona.

Proprio per ottemperare al meglio ai principi della EBM, negli ultimi anni, ha assunto sempre più rilevanza la Real Life, ovvero l’attenta osservazione dei dati provenienti dalle cartelle cliniche di pazienti reali. Questi dati vengono inseriti in grandi database definiti ‘Registri’ che raccolgono così informazioni di un gran numero di casi trattati anche per periodi molto lunghi.

Questa moderna visione che prende origine dalla Evidence Based Medicine e dalla Real Life richiede sicuramente che i medici possano basare la loro preparazione su nuovi modelli di apprendimento che permettano loro di seguire i pazienti al meglio, rispettandone la loro unicità.

Evidence Based Medicine e la Real Life: l’intervista al Prof. Caporali

Ne parliamo con il Prof. Roberto Caporali, Direttore del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche del Gaetano Pini – CTO e Ordinario di Reumatologia, Università degli Studi di Milano.

Prof. Caporali, qual è lo stato dell’arte oggi sull’applicazione della Evidence Based Medicine e la Real Life in Italia?

“Negli ultimi anni si sono fatti decisi passi avanti nell’applicazione dell’EBM, nella comunicazione ai pazienti e nelle scelte condivise con il paziente. Sono presenti, a livello nazionale, raccomandazioni diagnostico-terapeutiche sviluppate secondo i criteri dell’EBM su molte patologie che possono fornire importanti informazioni ai medici ed ai pazienti. Tuttavia, molto deve ancora essere fatto nella raccolta dati provenienti dalla Real-Life per poter avere informazioni precise su un elevato numero di pazienti e su efficacia e sicurezza dei diversi trattamenti”.

Quali sono i nuovi modelli di apprendimento che permettono una formazione medica utile?

“Sono davvero molti i modelli di apprendimento e vanno dalla classica lezione magistrale sino ai progetti di formazione sul campo. Questi ultimi permettono un approfondimento importante di tematiche specifiche uscendo dalla logica della ‘lezione’ e passando, invece, al confronto su casi reali”.

Real Life e GISEA

Uno dei registri cui facevamo riferimento per la Real Life è tenuto dal Gruppo Italiano Studio Early Arthritis, in acronimo GISEA, vuole parlarcene?

“ Il Gisea è un gruppo di studio italiano che da anni si occupa di raccogliere dati relativi ai pazienti con patologie reumatologiche croniche immunomediate trattati con farmaci biotecnologici. Lo studio di questi dati, che provengono da diverse parti d’Italia, ha permesso e permette di valutare appieno efficacia e sicurezza dei trattamenti. Il registro collabora attivamente con altri registri europei, permettendo così analisi di un numero davvero molto elevato di pazienti e con indicazioni molto circostanziate relative ai farmaci, alla loro efficacia e ad eventuali problemi di sicurezza”.

In definitiva, è proprio questo un modello virtuoso che consente di perfezionare i percorsi di cura basandosi, da un lato sulle evidenze e, dall’altro, indagando, monitorando, osservando i pazienti nel loro reale vissuto di malattia. Quindi, rilevando dati reali sull’attività della malattia e sulla risposta alla terapia, con un controllo stretto e continuo per rendere la cura sempre più adeguata ed efficace.

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Le cure palliative: un universo assistenziale rivolto ai pazienti affetti da patologie croniche inguaribili

settembre 7, 2022by Nicoletta VialiNews

Organizzato da Formedica Scientific Learning, presso la Sala Convegni dell’Ordine dei Medici di Lecce, dal 10 settembre al 15 ottobre, si svolgerà un Corso Formativo Base in Cure Palliative strutturato in 4 giornate per un totale di 16 ore formative. Responsabili Scientifici: D.ssa Evelina Pedaci e Dr. Sandro Petrachi.

Il corso, accreditato ECM, ha come obiettivi:

  • Conoscere la definizione delle cure palliative sotto l’aspetto della metodologia di approccio, dei principi di riferimento e delle finalità;
  • Conoscere l’evoluzione delle cure palliative a partire dai nuovi bisogni sia di natura epidemiologica, che antropologica, alla luce delle raccomandazioni delle Società Scientifiche e delle normative Nazionali;
  • Conoscere le modalità di identificazione precoce dei pazienti con necessità di Cure Palliative alla luce dei principali strumenti presenti in letteratura;
  • Conoscere le modalità organizzative della RLCP per far fronte in modo appropriato e sostenibile ai nuovi bisogni di salute alla luce dell’invecchiamento della popolazione e dei cambiamenti epidemiologici;
  • Conoscere la metodologia di approccio diagnostico, terapeutico e assistenziale dei pazienti con problemi clinici in un contesto di cure palliative;
  • Conoscere il principio di autodeterminazione alla luce delle Leggi dello Stato e la metodologia per garantirne l’applicazione;
  • Conoscere la metodologia di comunicazione delle cattive notizie, della gestione dei conflitti all’interno della famiglia, dell’equipe e delle scelte etiche.

L’Intervista alla Dott.ssa Evelina Pedaci

Nella giornata di apertura dei lavori, il primo intervento sarà della D.ssa Evelina Pedaci, Dirigente Medico di I Livello, Responsabile F.F. dell’ Hospice San Cesario di Lecce e, in una breve intervista, Le chiediamo:

Con quale intento Lei ed il dr. Petrachi avete ideato i temi di questo corso?

“Questo corso nasce con l’obiettivo di fornire ai Medici di Medicina Generale ed agli Specialisti ospedalieri di branca gli strumenti di base per applicare un approccio palliativo precoce ai pazienti affetti da patologie progressive in fase avanzata ed a prognosi infausta. Il corso si inserisce, in realtà in un progetto molto più ampio. In questo momento c’è, infatti, un particolare interesse da parte della Direzione Strategica Aziendale a garantire che l’accesso alle cure palliative di qualità sia equo e universale per tutti i cittadini residenti nella ASL di Lecce che ne abbiano necessità, così come indicato dalla normativa vigente. Insieme ai Vertici Aziendali, il gruppo dell’Hospice di San Cesario da me diretto, sta elaborando nuovi percorsi assistenziali per potenziare ed ottimizzare gli attuali sistemi erogativi”.

Che vantaggi hanno i pazienti nell’iniziare precocemente il percorso con le Cure Palliative?

“I vantaggi dimostrati da numerosi studi presenti in letteratura sono:

  • Il miglioramento della qualità di vita dei pazienti attraverso un adeguato controllo dei sintomi e la garanzia della continuità assistenziale. Si evita in tal modo il senso di abbandono avvertito al momento della sospensione delle terapie attive.
  • La riduzione del carico sanitario, organizzativo ed economico per la cura di patologie inguaribili;
  • Il contenimento del carico sociale per la famiglia e la collettività che si associa alle elevate necessità assistenziali di questa tipologia di malati;
  • La riduzione dei ricoveri inappropriati, della durata della degenza media e della mortalità in ospedale;
  • Il ridimensionamento degli accessi impropri al Pronto Soccorso, anche attraverso la prevenzione di eventi acuti e la risposta assistenziale ad eventuali episodi critici”.

Nella mentalità comune, quando si parla di Cure Palliative, il pensiero corre subito all’Hospice ed al fine vita ma, in realtà, l’impiego di questo tipo di cure è ben più vasto. Ce ne può parlare?

“In realtà l’Hospice è soltanto uno dei nodi erogativi della Rete Locale. Le Cure Palliative sono un universo molto più ampio di interventi terapeutici, diagnostici ed assistenziali rivolti ai pazienti affetti da patologie croniche inguaribili. Esistono vari livelli di erogazione dettati dalla complessità dei bisogni espressa dal malato. E’ possibile che il percorso di malattia comporti una bassa complessità fino al decesso o che il decorso segua andamenti fluttuanti in coincidenza delle fasi di scompenso o di acutizzazione dei sintomi. Solitamente le problematiche aumentano con il progredire della malattia. A tale evenienza deve corrispondere prontamente l’adeguamento dell’intensità delle cure ed la rimodulazione del setting assistenziale”.

L’intervista al Dott. Sandro Petrachi

Il secondo intervento della prima giornata, sarà a cura del Dr. Sandro Petrachi, Medico di Base a Lecce e titolare dello studio di medicina legale che porta il suo nome, al quale chiediamo:

Quale è il ruolo del medico di medicina generale nel percorso di cura dei pazienti che necessitano di cure palliative?

“Il Medico di Medicina Generale è fondamentale nell’individuare il paziente che necessita delle cure palliative per inserirlo nella Rete Locale, in modo tale che possa usufruire delle migliori cure possibili che sono molteplici e differenziate in base all’ammalato ed al suo nucleo familiare”.

La normativa italiana è stata antesignana nel cercare di mettere a disposizione della popolazione e di dare definizioni e regole sulle Cure palliative; perché è così importante tenersi aggiornati sulle nuove disposizioni di legge inerenti questo argomento?

“È fondamentale tenersi aggiornati su tale argomento. Sia per dovere deontologico che per obbligo di legge, che impone ai Sanitari l’aggiornamento obbligatorio, ed in particolare, nel caso di cui ci occupiamo, la legge 219/2017 (Art. 2 comma 1) fa obbligo al Medico di Medicina Generale di porre in essere la terapia del dolore nell’accompagnare l’ammalato nelle fasi terminali di malattia”.

Quanto rimane ancora da attuare per adeguarsi alla normativa vigente?

“Purtroppo in Puglia non abbiamo ancora raggiunto gli obbiettivi della normativa vigente, ma il nostro impegno è fortemente proteso al raggiungimento degli scopi. Ad esempio, i Docenti, durante il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, forniscono un’accurata informazione/formazione sull’argomento”.

Per ulteriori dettagli sul programma, consulta la pagina evento.

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La percezione della malattia

settembre 5, 2022by Nicoletta VialiUncategorized

La percezione della malattia da parte della persona che ne è affetta è sicuramente molto importante e dovrebbe essere tenuta in conto dal medico in quanto determinerà come il paziente reagirà alla malattia ed alle cure proposte.

A seconda della percezione della malattia che la affligge, la persona se ne crea una rappresentazione che lo psicologo Howard Leventhal definisce come l’insieme delle credenze implicite proprie del paziente riguardo ad essa. Tali credenze costituiscono, per il paziente, lo schema di riferimento per comprendere la propria malattia e per affrontarla.

La percezione della malattia o della sua rappresentazione si basa su cinque componenti:

  • l’identità;
  • le cause;
  • la durata;
  • le conseguenze;
  • la capacità di curarla o controllarla.

Cercare di comprendere come il paziente percepisce la sua malattia risulta quindi essenziale per facilitare l’adattamento ed il buon risultato della cura. Molti studi hanno infatti dimostrato che una percezione negativa produce una più lenta remissione, un peggior stato funzionale ed una peggiore qualità della vita.

Molto spesso, la percezione della malattia da parte del paziente non viene indagata dal medico eppure, le persone sarebbero sicuramente disposte a parlarne.

APMARR APS, ASSOCIAZIONE NAZIONALE PERSONE MALATTIE REUMATOLOGICHE E RARE

Proprio sulla percezione della malattia, intervistiamo la D.ssa Antonella Celano, Presidente di APMARR APS, Associazione Nazionale Persone Malattie Reumatologiche e Rare che, si occupa di tutelare i diritti dei pazienti affetti da patologie reumatologiche e rare svolgendo le seguenti attività:

  • organizza iniziative dirette alla tutela dei diritti dei pazienti
  • si adopera per migliorare la qualità dell’assistenza
  • lavora per migliorare l’umanizzazione delle cure
  • incentiva l’empowerment e l’engagement del paziente
  • organizza campagne informative rivolte alla popolazione
  • svolge compiti istituzionali anche in collaborazione con Società Scientifiche ed altre istituzioni affini
  • sollecita lo svolgimento di indagini epidemiologiche per evidenziare l’impatto sociale delle malattie
  • promuove raccolte fondi per finanziare ricerche scientifiche per la reumatologia pediatrica.

L’INTERVISTA

La prima domanda che poniamo alla D.ssa Celano è:

poiché, come detto, uno dei cardini essenziali per curare chi è affetto da patologie reumatologiche croniche è la possibilità di avere una diagnosi precoce, che importanza ha la percezione della malattia all’insorgenza dei sintomi?

“Prima di conoscere quale sia la diagnosi, non esiste una vera percezione della malattia. La persona inizia ad avere la percezione della malattia una volta che si giunge ad una diagnosi. Questo è il momento in cui viene messa al corrente delle conseguenze negative di una patologia di questo genere. La consapevolezza che diverrà complicato compiere tutte quelle normali attività di vita quotidiana che si potevano svolgere prima, porterà la persona ad avere una percezione della malattia assolutamente negativa ed avrà anche una percezione del futuro sicuramente non roseo. Si giungerà a comprendere quanto potrà essere complicato anche progettare la propria vita in tutti i settori: personale, sociale e professionale. Una percezione che diviene ancora peggiore se l’ambiente in cui si vive è ostile all’accettazione della patologia. È ovvio che essere affetti da una patologia cronica significa, innanzitutto, accettare la propria condizione riconsiderando la propria vita ed i progetti fatti precedentemente riadattando i propri ritmi, le proprie abitudini, ai ritmi che la patologia impone”.

Dopo la diagnosi e l’inizio della terapia, come cambia la percezione della malattia da parte della persona?

“Ovviamente, una diagnosi precoce e la velocità con cui il medico di medicina generale avrà nell’inviare il paziente allo specialista, nel nostro caso al reumatologo, significa anche l’inizio di una terapia precoce. Il medico specialista, chiaramente, dovrà anche spiegare al paziente quale sarà l’iter da seguire e perché occorrerà essere aderente alla terapia in modo da migliorare il risultato della terapia stessa. Una volta iniziata precocemente una terapia adeguata, è ovvio che la patologia cambia il proprio decorso e, grazie a questo, il paziente tornerà ad avere fiducia nel futuro. A questo punto, la percezione della malattia diventa più positiva. Non appena il farmaco inizia a fare effetto, si passa da una condizione di negatività, di incertezza sul futuro e di perdita della percezione di sé, ad un atteggiamento propositivo nei confronti del futuro”.

L’EMPOWERMENT E L’ENGAGEMENT DEL PAZIENTE

Quanto è realmente importante il coinvolgimento del paziente (Patient Engagement) nel suo percorso di salute?

“È estremamente importante che medico e paziente stringano una sorta di ‘patto di alleanza’ che permette di poter agire congiuntamente sulla patologia in modo da potere, insieme, occuparsi del percorso di cura. L’empowerment e l’engagement del paziente sono fondamentali perché la persona che è consapevole del suo stato e si sente protagonista nelle scelte che si riferiscono al suo percorso di cura, è anche una persona che sa decidere e che sa gestire la patologia”.

Cosa si può fare e cosa si fa per dare alle persone sane le nozioni essenziali in modo che possano cogliere l’insorgenza dei sintomi di una patologia cronica?

“Le patologie reumatologiche sono patologie ancora pressoché sconosciute nonostante tutti gli sforzi che vengono fatti per informare la cittadinanza sulla loro natura e sui loro sintomi. Per APMARR, l’informazione è fondamentale in quanto dà l’opportunità di riconoscere determinati sintomi in modo da arrivare a fare sì che la diagnosi sia precoce. La diagnosi precoce è, in effetti, l’unico metodo per poter mandare in remissione una patologia che, altrimenti, condiziona pesantemente la qualità della vita. È ovvio che riconoscere i sintomi permette di riferirli il prima possibile al proprio medico in modo che possa fare una diagnosi il più precisa possibile ed indirizzare il proprio paziente allo specialista giusto”.

Ringraziamo sentitamente la D.ssa Celano che, grazie alla sua grande esperienza, ha voluto rispondere alle nostre domande in modo tanto esaustivo. Diamo appuntamento a Lei ed a Voi, per i prossimi articoli.

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Comunicare per curare

agosto 30, 2022by Nicoletta VialiComunicazione

Qual è lo strumento di cura, non farmacologico, più potente che ci sia? La comunicazione efficace!

Comunicare, in effetti, non è solo trasmettere delle informazioni ma si realizza entrando in contatto con l’altro con il preciso intento di creare con esso una relazione.

La comunicazione efficace è quella in cui i tre livelli della comunicazione sono in armonia:

  • la comunicazione verbale è solo una minima parte dell’atto del comunicare e la si realizza tramite le parole, il linguaggio, i contenuti (7%).
  • il canale paraverbale che si esprime con la voce, il tono, la velocità, le pause, l’inflessione, il ritmo e la velocità (38%).
  • il canale non verbale o linguaggio del corpo che racchiude quei componenti della comunicazione che si trasmettono con lo sguardo, i gesti, la postura (55%).

Occorre precisare che le percentuali sopra riportate sono poco indicative ed assumono una maggiore significatività, nel caso in cui intervengono le emozioni e quando si registra una incongruenza tra “cosa diciamo e come lo diciamo”. (Albert Mehrabian)

 

Comunicare efficacemente per creare una relazione

Un medico comunica efficacemente con una paziente, mantenendo il contatto visivo. L'ascolto attivo consente di conoscere non solo il contesto in cui si evidenzia la malattia ma, a volte, anche da dove trae origine.
Un medico attento comunica efficacemente con una paziente, mantenendo il contatto visivo.

È evidente che, oggi più che mai, medici ed operatori sanitari, sono tenuti ad acquisire nuove competenze comunicative per poter dialogare e realizzare una relazione di fiducia con i propri pazienti.

Per realizzare una comunicazione efficace, occorre innanzi tutto, saper ascoltare dedicandosi pienamente all’altro per raccogliere, percepire e capire i suoi bisogni reali ed inespressi.

In questo ascolto attivo, la narrazione ha un ruolo straordinario che consente di conoscere non solo  il contesto in cui si evidenzia la malattia ma, a volte, anche da dove trae origine.

La narrazione descrive la malattia, il disagio all’interno del percorso di vita e l’ascolto, profondo ed attento, ci fa leggere spesso la trama nascosta nel racconto dell’altro. Nella prima fase dell’ascolto c’è il momento governato dagli aspetti emozionali, poi segue quello fattuale, dove gli aspetti concreti, i fatti, prevalgono. Nella fase successiva si realizza il momento dell’ascolto empatico, dove ci si compenetra nell’altro. La fase finale è quella generativa, ovvero quella fase dalla quale nasce il frutto dell’integrazione tra chi comunica ed è proprio da qui che inizia il “cammino insieme” verso un obiettivo comune.

Questo, di per sé, rappresenta un presupposto per migliorare l’audit, per raccogliere quegli elementi che contribuiscono a capire i motivi, le ragioni, le cause e tutto ciò che può essere alla base di un disagio, di una malattia, aiutandoci a migliorare il processo di cura.

 

Comunicare con le domande

Un medico abile nella comunicazione pone domande domande giuste, nel modo giusto, al momento giusto. La domanda è uno degli strumenti più potenti a disposizione del medico nella comunicazione con il paziente.
Un medico abile nella comunicazione pone domande domande giuste, nel modo giusto, al momento giusto.

Un altro elemento fondamentale risiede nella capacità di porre le domande giuste, nel modo giusto, al momento giusto. Le domande sono la chiave di ingresso nelcervello e nell’anima dell’altro.

Le domande consentono di scoprire bisogni ed opportunità e si possono porre in modalità “chiusa” che richiedono risposte brevi (es. : si oppure no),  o “aperta” e queste invitano l’altro ad esprimersi, ad esporre la sua posizione in merito al quesito posto.

Esistono diverse tipologie di domande, ci sono quelle diagnostiche, quelle strategiche, quelle empiriche, creative, di missione. Ognuna può aiutare a comprendere e ad innescare nell’altro un pensiero, una decisione, un’azione e facilitare la comprensione di ciò che spesso viene celato, nascosto e lasciato lì, nel profondo dell’ incomprensione che genera solitudine.

La comunicazione tra medico e paziente è un tipo di comunicazione asimmetrica. Non vi è simmetria tra chi soffre e versa in condizioni psicofisiche precarie rispetto a chi, dall’alto di una condizione di forza, derivante dal sapere e dal potere della funzione salvifica del curante, si accinge ad alleviare le pene dell’altro. Lo sforzo per ridurre questa asimmetria deve iniziare dal medico; occorre abbandonare le posizioni di potere derivanti dal sapere medico ed intraprendere un nuovo cammino verso un’alleanza sia diagnostica, sia terapeutica con il paziente.

Quella appena descritta, è una strada che accorcia le distanze tra medico e paziente ed è un metodo che rinuncia alle gerarchie di potere basate sul sapere per raggiungere insieme un nuovo modo di curare, che non combatte la malattia ma cura la persona.

Articolo a cura di Rosario Gagliardi

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Corsi ECM: Farmaci Biologici e Jak-I nelle MICI e Malattie Reumatiche

giugno 22, 2022by Nicoletta VialiECMNews

Il corso fa il punto a tutto tondo sulle malattie autoimmuni per arrivare a formulare un programma terapeutico personalizzato che impieghi i Farmaci biologici e Jak-I

Venerdì 24 giugno 2022, a Lecce, nella Sala Convegni Taras dell’Hotel Leone di Messapia, si svolgerà il Corso “Aspetti clinici, diagnostici e terapeutici attraverso l’esperienza della pratica clinica”. L’appuntamento è inserito nel programma ECM del Ministero per la Salute per l’aggiornamento continuo dei Medici.

Organizzato da Formedica Scientific Learning, il corso è destinato a Medici Chirurghi Specialisti in: Reumatologia, Medicina Interna, Allergologia ed Immunologia Clinica, Gastroenterologia, Chirurgia Generale.

Obiettivo del corso è trasmettere contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, di ciascuna specializzazione e di ciascuna attività ultra-specialistica, ivi incluse le malattie rare e la medicina di genere.

Partendo dal presupposto che le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) e le malattie reumatologiche hanno un’origine autoimmune, risulta evidente che questi gruppi di patologie hanno origine patogenetica comune. Per il loro trattamento, quindi, risulta molto importante poter prendere in carico i pazienti il prima possibile avendo in tal modo l’opportunità di programmare un intervento terapeutico che intervenga nell’immediato ma che tenga anche in considerazione la gestione a lungo termine delle malattie croniche.

Farmaci Biologici e Jak-I nelle MICI e Malattie Reumatiche

Risulta evidente che, la diagnosi precoce è sicuramente il primo passo essenziale per poter realizzare un percorso terapeutico personalizzato che intervenga prontamente sui sintomi che incidono fortemente sulla qualità di vita dei pazienti e che, allo stesso tempo, tenga anche conto della gestione a lungo termine delle malattie croniche.

Grazie alle conoscenze raggiunte nelle biotecnologie, nel programmare l’intervento terapeutico, si può oggi contare su farmaci molto efficaci, come quelli Biologici, prodotti o estratti da materiali biologici, tra questi, gli anticorpi monoclonali, utilizzati come antinfiammatori per le malattie autoimmuni.

Altro argomento molto importante del corso sarà l’utilizzo dei Jak Inibitori. I Jak-I, sono piccole molecole innovative che vanno a colpire precisi bersagli intracellulari ed hanno il grande vantaggio di avere un’azione molto rapida e di poter essere assunti per via orale.

Programma del Corso:

Dopo una parte introduttiva tenuta del Dott.ri Alfredo Di Leo e del Prof. Florenzo Iannone, responsabili scientifici e moderatori del Corso, gli argomenti trattati saranno:

  • L’artrite reumatoide, dalla patogenesi al trattamento con Jak inibitori
    • Florenzo Iannone
  • La Rettocolite Ulcerosa: dal grading endoscopico e clinico al trattamento con i Jak inibitori
    • Maria Beatrice Principi
  • Articolazioni e Intestino: la gestione clinica delle comorbilità nella PsA
    • Carmelo Zuccaro
  • Farmaci biologici e unmet needs AR e UC: il punto di vista del Reumatologo e del Gastroenterologo
    • Laura Quarta – Elisa Stasi
  • Jak inibitor e bisogni soddisfatti nella AR e UC: il punto di vista del Reumatologo e del Gastroenterologo
    • Eugenio Quarta – Manuela Marzo
  • Discussione
    • Discussant (Giorgio Carlino – Primaldo Paiano)
  • Gestione del paziente in terapia con Jak inibitori: algoritmo terapeutico, posizionamento, paziente ideale
    • Mauro Mastronardi
  • Tavola Rotonda sull’esperienza di pratica clinica
    • Florenzo Iannone – Alfredo Di Leo – Maria Beatrice Principi – Carmelo Zuccaro – Laura Quarta – Elisa Stasi – Eugenio Quarta – Primaldo Paiano – Giorgio Carlino – Manuela Marzo – Mauro Mastronardi
  • Take home message
    • Florenzo Iannone – Alfredo Di Leo
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Corsi ECM: La Cistite: la vescica al centro

giugno 20, 2022by Nicoletta VialiECMMedicina Generale

Destinato a medici di Medicina Generale, il corso ECM organizzato da Formedica, ha avuto un ottimo successo di adesioni e di riscontri finali da parte dei partecipanti.

 

Sabato 18 giugno 2022, nella Sala Meeting dell’Hotel Majesty di Bari, si è svolto il Corso “La Cistite: la vescica al centro”, appuntamento inserito nel programma ECM del Ministero per la Salute per l’aggiornamento dei Medici di Medicina Generale.

Il corso, organizzato da Formedica Scientific Learning, ha riscontrato una buona partecipazione. I Medici iscritti all’evento hanno seguito con molta attenzione tutte le relazioni programmate per un argomento con cui si confrontano molto spesso nel loro lavoro quotidiano.

La cistite è una infezione delle vie urinarie che da acuta può cronicizzare ed è una patologia riscontrabile frequentemente che colpisce donne e uomini anche se in proporzioni diverse.  Negli adulti, dai 20 ai 50 anni di età, le infezioni delle vie urinarie, soprattutto cistiti e pielonefriti, sono molto ricorrenti e le donne vengono colpite circa 50 volte in più degli uomini.  Dopo i 50 anni, l’incidenza delle infezioni delle vie urinarie aumenta notevolmente ma si riduce il divario tra donne e uomini. Negli uomini, infatti, aumenta la frequenza dell’ipertrofia prostatica che facilita l’insorgenza della patologia.

Un focus particolare è stato dedicato all’importanza di realizzare una terapia personalizzata che contempli l’impiego del trattamento giusto, nel paziente giusto al momento giusto. Questo tipo di approccio crea le premesse per una prevenzione della cronicità della malattia, scongiurando o riducendo il ricorso ad antibiotici, con evidente vantaggio a favore del paziente.

Gli argomenti trattati durante il corso sono stati:

  • Definizione ed epidemiologia delle vie urinarie e cistite.
  • Diagnosi e Terapia. Batteriuria asintomatica e paziente cateterizzato.
  • Resistenza batterica: il grande rischio delle infezioni urinarie ricorrenti; cosa ne pensa il farmacologo.
  • Norme comportamentali e sessualità. L’aspetto psicologico e l’importante impatto sulla qualità di vita.
  • Dolore pelvico cronico.
  • Microbiologia intestinale e UTI; cosa ne pensa il gastroenterologo.
  • Discussione e Conclusioni.

Responsabile Scientifico e Relatore il Dott. Salvatore Telari.

Molto apprezzato dai medici partecipanti è stato l’obiettivo del corso che, oltre a dare gli strumenti atti ad individuare le diverse tipologie di pazienti, ha puntato l’attenzione sul singolo paziente. Lo scopo evidente è di poter impostare, per il trattamento delle cistiti e per la prevenzione delle sue forme ricorrenti, una terapia personalizzata basata non solo sul sesso e sulla età ma anche sulle fragilità cliniche e sulle problematiche legate allo stile di vita del paziente in esame.

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Formedica anticipa il futuro con gli innovativi modelli formativi integrati

giugno 14, 2022by Nicoletta VialiNews

Destinati a medici ed agli operatori sanitari, i nuovi modelli formativi integrati, si basano sull’interattività e sul coinvolgimento partecipato integrando sinergicamente l’utilizzo di strumenti digitali e modelli di apprendimento efficace.

 

Formedica Scientific Learning  ha una mission decisamente importante: realizzare modelli efficaci e funzionali per lo sviluppo del personale e delle organizzazioni nel mondo della sanità. L’intento è di migliorare la qualità dei servizi di prevenzione, cura ed assistenza dei pazienti.

L’azienda, da circa 20 anni, è leader nel settore della formazione medica continua ed è Provider ECM Ministeriale. Nel tempo, ha realizzato una serie di modelli di formazione medica basati sull’interattività e sul coinvolgimento partecipato da parte dei medici e di tutti gli operatori sanitari.

Gli ottimi risultati raggiunti da Formedica, sono stati conseguibili grazie alla capacità di evolvere e di armonizzare il suo operato stando sempre al passo con i mutamenti dei tempi. Anche oggi, questa lungimiranza, ha fatto emergere che il futuro della formazione medica dovrà evolvere in nuove forme e modelli.

L’apporto delle nuove tecnologie ed i recenti sviluppi del digitale, hanno sicuramente contribuito al miglioramento dei sistemi di formazione soprattutto in ambito medico scientifico ma non si può non tener conto del ‘fattore umano’.  Queste innovazioni tecnologiche, infatti, possono sortire mirabili effetti solo in relazione alla capacità di coinvolgimento e di interazione che si riesce a creare con i partecipanti.

 

Modelli Formativi Integrati_tavoli di Lavoro

L’intervista a Rosario Gagliardi – Promotore dei nuovi modelli formativi integrati

 

Promotore di questi nuovi modelli formativi integrati è Rosario Gagliardi, Fondatore e General Manager di Formedica, Docente di Management Socio-Sanitario Master MIAS Università La Sapienza di Roma, e gli chiediamo: quali sono stati gli assunti alla base della realizzazione di questi nuovi metodi formativi?

“Da sempre sono convinto che, per offrire servizi di qualità, occorre essere elastici ed attenti nell’osservare il mondo che cambia intorno a noi. Intercettare le nuove esigenze e realizzare nuovi format che rispondono ai bisogni evidenziati è, per me, indispensabile. Ritengo che perseverare nel proporre i vecchi schemi di formazione,  può vanificare l’importante apporto che i nuovi sistemi tecnologici e digitali possono dare alla formazione.

In quest’ottica, mi sono reso conto che, attualmente, occorre invertire la direzione del processo formativo, partendo dalle reali esigenze di competenze pratiche, metodologiche e culturali, cambiando il mindset formativo. Accorciare le distanze tra i grandi centri di ricerca ed il territorio, dove l’applicabilità delle grandi innovazioni spesso si scontra con la real life”.

Come è riuscito ad amalgamare la tecnologia con le dinamiche relazionali che, oggi più che mai, risultano indispensabili per ottimizzare i rapporti che intercorrono tra chi presta il servizio e chi ne usufruisce?

“In questi nuovi modelli formativi, l’interattività non è affidata esclusivamente ai sistemi digitali, bensì la si realizza attraverso specifiche dinamiche relazionali che consentono ad ogni partecipante di incidere sul percorso formativo prima, durante e dopo l’evento stesso. Altro fattore decisamente importante è il coinvolgimento partecipato che avviene attraverso l’assegnazione di ruoli specifici che attribuiscono al partecipante un importante funzione nel processo formativo. Ogni partecipante, infatti, contribuisce in prima persona e successivamente in team, a costruire momenti pratici di formazione, condividendo esperienze e competenze con colleghi appartenenti anche a contesti lavorativi differenti, per funzione, specializzazione e competenza”.

 

Progetti mirati per rispondere a specifici bisogni formativi

 

Visto che ogni realtà è un mondo simile agli altri ma esprime le sue specificità, come riuscite a progettare il vostro intervento?

“Gli obiettivi dei progetti vengono definiti in relazione alla rilevazione di specifici bisogni formativi e realizzati da un board scientifico di esperti nell’area presa in considerazione. I partecipanti prendono parte al processo sin dai primi momenti, dando il loro contributo nella costruzione degli elementi formativi sia teorici che pratici”.

Quale altro elemento di cambiamento è importante per la buona riuscita del progetto?

“La figura del relatore classico viene sostituita da un tutor – facilitatore. Al contempo, il partecipante che prima recitava un ruolo passivo, viene trasformato in una sorta di interprete protagonista di un processo orientato al concetto di ‘imparare facendo’; in questo modo, ciò che prima era solo teorico diviene anche un momento di crescita esperienziale”.

I partecipanti come accolgono questa nuova concezione di modelli formativi integrati realizzati da Formedica Scientific Learning?

“I feedback di questi nuovi format stanno riscuotendo centinaia di consensi positivi. Molto interessante il fatto che i partecipanti si sentono stimolati nel proporre suggerimenti e contributi che favoriscono il miglioramento dei processi di apprendimento a beneficio di un perfezionamento del sistema di Educazione Medica Continua”.

Chi Siamo

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Formedica S.r.l, Provider Ministeriale n°157, è un’azienda dedicata, sin dal 2002, alla creazione di progetti formativi per lo sviluppo delle persone e delle organizzazioni in ambito medico-sanitario, industriale e sociale. Attraverso gli strumenti scientifici, comunicazionali, manageriali e dell’analisi dei fabbisogni, persegue gli obiettivi di qualità e di efficacia nella formazione in ambito sanitario.